I Sognatori resilienti. Se la realtà vuole uccidere il sogno.

Ognuno di noi è parte della Grande Storia. Ma ognuno di noi ha una storia a parte.
La sua.

La grande storia e le nostre piccole storie si intrecciano, si contrappongono, si influenzano anche se sappiamo bene che la forza della Grande Storia, potenzialmente, può annientarci.

Noi lo sappiamo, o lo dovremmo sapere, che esistono eventi sui quali non possiamo assolutamente incidere e sui quali non abbiamo la minima possibilità di controllo.

Ma, allo stesso tempo, è importante ricordare che abbiamo sempre dalla nostra parte la possibilità di scegliere come reagire a quello che ci accade e di allenare la nostra capacità di rispondere agli eventi, per evitare di essere travolti dalle tempeste come corpi inanimati che non oppongo resistenza.

I nostri sogni, i nostri progetti di vita, le nostre aspirazioni possono essere spazzati via in un secondo, oppure lentamente, dalle cose che ci accadono.

Tuttavia, questa non è una scusa sufficiente per mollare il colpo e lasciare che tutto accada come se non avessimo alcuna possibilità di resistere e perseguire i nostri obiettivi.

C’è qualcuno che accetta di ascoltare la sua voce interiore, che prova a comprendere i propri valori e accetta di seguirli nonostante tutte le difficoltà che questo comporta, nonostante tutto possa finire da un momento all’altro.

In tutto questo, io vedo qualcosa di eroico e di meravigliosamente umano.

Non starò qui a farti i soliti esempi di Ghandi, Martin L. King, Falcone e Borsellino ect. non perché non meritino di essere citati, tutt’altro, soltanto perché credo che tu possa percepirli troppo distanti, quasi sovrumani.

Io ti parlo degli eroi di cui non si parla, di cui nessuno si accorge, ma che sono come piccole lampadine accese laddove nessuno ha avuto il coraggio di provare a portare un po’ di luce. Persone che provano a cambiare le cose, magari solo la propria esistenza, perché credono in qualcosa e vogliono almeno tentare di farlo.

È un modo di stare al mondo che mi ha sempre ispirato perché questi “eroi” hanno ogni giorno caverne in cui avventurarsi, mostri da sconfiggere, nuove soluzioni da trovare per tornare fuori dall’oblio e rivedere la luce.

Sono persone che “fanno cose”. Costantemente in cammino.

E accettano la propria fragilità come base sulla quale costruire la propria forza

Ognuno di noi può sentirsi tremendamente fragile davanti a eventi più grandi di lui e sui quali non ha alcun potere, ma è possibile costruire la propria forza proprio partendo dall’accettazione di questa fragilità.

Prendere consapevolezza e accettare le nostre fragilità è il primo passo per ridurre quella rigidità che ci espone più facilmente alla rottura e acquisire l’elasticità e la resistenza necessarie per resistere ai colpi della vita.

Quest’ultimo punto credo sia il punto zero dal quale partire se stai cercando di trovare la tua strada, o hai timore di compiere il primo passo oppure senti di non avere la forza per andare fino in fondo. Sì, perché la vita spesso sembra essere una montagna troppo alta e ripida da scalare, alcune cose sembrano troppo più grandi di noi ed effettivamente alcune lo sono, e davanti a certi scenari è impossibile non sentirsi vulnerabili, fragili, impotenti.

Eppure c’è una responsabilità che possiamo e dobbiamo assumerci in questa sorta di allenamento agli urti della vita.

L’unica cosa di cui siamo sempre responsabili, infatti, è la risposta che diamo a quello che ci capita.

Esistono cose sulle quali non abbiamo alcun potere e nessuna possibilità di incidere, è la vita, ma nonostante questo, siamo chiamati a scegliere le nostre reazioni e a farci carico delle conseguenze che queste comportano.

Siamo chiamati a una scelta. Come sempre.
La non scelta, come saprai, non esiste. Anche quando tutto sembra più grande di te.

Prendere consapevolezza di come noi rispondiamo agli eventi non è semplice.

Il peso di questa responsabilità, per molti, è troppo grande da portare.

Sono necessari impegno, fatica, sincerità verso se stessi in quanto scaricarsi di ogni responsabilità, affermare che la nostra vita non potrà cambiare perché gli eventi, il contesto, la fortuna non ci sono favorevoli è una tentazione molto potente.

A volte, per quanto siano nefaste alcune situazioni, addirittura tragiche in certi casi, rifiutare la scelta di rispondere in altra maniera e con altri copioni, è una scelta di comodo.

Non si tratta di forza o di debolezza, ma semplicemente di un ruolo che intendiamo sostenere o al quale ci vogliamo abbandonare. Spesso, siamo così affezionati al ruolo della vittima che non abbiamo alcuna intenzione di cambiare, magari inconsciamente, le cose che affermiamo di voler cambiare.

Per altri, sapere di poter scegliere risposte differenti a quello che ci accade è una presa di responsabilità che risulta sopportabile, per alcuni può addirittura essere un sollievo.

In ogni caso, è davanti a questa presa di coscienza che abbiamo la possibilità di tracciare&un confine e decidere da che parte stare.

È un bivio, una scelta di campo. Tu cosa decidi?

Rifiuti la responsabilità di scegliere e quindi accetti di vivere il resto della tua vita da vittima o scegli di reagire in altro modo per generare nuove possibilità, altre strade percorribili per il tuo cammino?

Costruire la propria strada richiede fatica.

Sei pronto ad accettare questa fatica oppure seguirai la via che il contesto ti indica come unica possibile, rifiutando in partenza l’opportunità di cambiare le cose?

Spesso non vediamo il potere che abbiamo solo perché lo cerchiamo fuori da noi.

Aspettiamo che qualcuno ce lo conceda e se questo non accade allora non è colpa nostra, ci convinciamo di non poter far nulla.

Ma è possibile uscire da questo loop che ti sta spegnendo.

È necessario allenare il muscolo delle decisioni, fin dalle più piccole cose, per essere pronto a cambiare te stesso e rompere lo schema.

Si tratta di cominciare a raccontare un’altra storia quando pensiamo o parliamo di noi stessi, una storia in cui il focus non sia solo ciò che non va, ma anche ciò che in passato siamo stati in grado di cambiare.

Come scrivevo all’inizio, siamo tutti parte di una storia più grande, di una narrazione dominante che tira i fili delle nostre piccole storie di vita.

Ma come possiamo allargare il nostro perimetro di scelta, il nostro raggio d’azione e la nostra libertà all’interno di un sistema predominante, per stare meglio con noi stessi e con gli altri?

Abbiamo la necessità di arricchire la nostra narrazione.

Di dare al racconto della nostra storia personale altri elementi che possano aiutarci a sviluppare quella che, tecnicamente, si chiama resilienza.

Cosa significa arricchire la nostra narrazione?

Siamo abituati a raccontare noi stessi sulla base di ciò che ci manca, attraverso la lente dei nostri problemi e delle cose che non siamo stati in grado di cambiare in passato o che non riusciamo a modificare nel presente.

Immaginiamo il nostro futuro sulla base di queste narrazioni e, di conseguenza, se il focus è indirizzato su ciò che non va o sul problema che intendiamo risolvere, è naturale che anche il futuro immaginato non racconterà, molto probabilmente, una storia tanto differente da quella attuale.

Se la nostra narrazione si riduce a questo, dunque è povera, sarà povero anche il materiale che avrò a disposizione per cercare di costruire una soluzione, un’altra prospettiva, un’altra strada. Un’altra storia.

È come se dovessimo raccontare la nostra vita utilizzando pochi ritagli di giornale, basandoci solo su quegli estratti che abbiamo a disposizione. Limitante, vero?

Per ampliare il racconto della nostra vita abbiamo bisogno di altri ritagli, e quindi di altre pagine, in modo da fornire alla nostra creatività la possibilità di lavorare con più materiale per costruire una storia che mi dia nuove possibilità, nuovi strumenti e nuove soluzioni a quelli che sono i limiti della mia situazione attuale.

Questo non significa far finta che il problema non esista, ma inserirlo all’interno di una narrazione che preveda anche altri elementi.

Domande importanti:

  • Ci sono stati dei momenti in passato in cui hai lottato per i tuoi valori, almeno per uno dei tuoi ideali? Almeno una volta?

  • Quale azione hai compiuto, quale strategia hai seguito per raggiungere il tuo obiettivo?

  • Come descriveresti te stesso come persona che in passato ha agito per vivere coerentemente ai propri valori, ai propri ideali?

 

Scommetto che, se fai una lista di pensieri, di ideali per te importanti e provi a ricordare eventi e situazioni in cui hai lottato per questi valori e ideali, troverai dei momenti in cui sei già stato ciò che adesso desideri diventare.

E questi momenti devono entrare a far parte della tua storia quando la racconti a te stesso o agli altri. Devi includerli nella narrazione fino a farli diventare parte integrante di essa.

È così che le nostre storie cambiano ed è così che cambiano le nostre prospettive, i nostri atteggiamenti e le azioni che siamo disposti a compiere per andare oltre.

Arricchisci la tua narrazione, comincia a raccontare te stesso anche attraverso i momenti in cui hai agito sulla base di ciò che per te era importante. Questo vuol dire aggiungere altre possibilità di raccontare la tua storia.

Potrai immaginare il tuo futuro anche attraverso un’altra lente. Potrai raccontare te stesso attraverso una storia più ricca.

Più la storia della nostra vita sarà ricca di possibilità di essere raccontata, più scelte avremo a nostra disposizione su come reagire ai colpi che la vita potrà infliggere.

Allora saremo piccole storie che si faranno largo nella grande storia.
Storie di eroi che hanno scelto di assumersi la responsabilità di tenere il timone delle proprie vite. Anche quando gli oceani saranno in burrasca.

Angelo Ricci

“Ho visto sogni che voi umani potreste realizzare”.

Posted on 20 Novembre 2019 in Blog

Share the Story

Back to Top